Ogni progetto è una nuova, stimolante sfida che mette alla prova ogni tua competenza di progettazione. Sai di poter raggiungere un grande risultato, e quindi poni la massima attenzione a spazi e volumi, mobilio e illuminazione, colori e simmetrie.
Poi, nelle ultime fasi di cantiere, quando finalmente vedi il tuo progetto che ha preso forma, l’occhio ti cade su quell’orribile botola d’ispezione nel controsoffitto.
Il resto è tutto perfetto, eppure quella chiusura a soffitto quasi annulla ogni sforzo e si prende tutta l’attenzione, visto che è:
- Asimmetrica rispetto alle linee di muri, infissi e arredi
- Asimmetrica rispetto ai punti luce (ancora peggio in caso di strip LED, sempre più di tendenza)
- Troppo vicina alla parete, con conseguenti difficoltà nell’apertura
- Non perfettamente complanare al controsoffitto
- In collisione con la doccia o con un mobile sottostante, quando l’anta viene aperta
Puoi anche collaborare con le migliori maestranze, ma in assenza di indicazioni da parte dell’autore del progetto, loro per chiudere gli impianti dovranno improvvisare e i risultati sono quelli elecanti.
Ogni operaio del cantiere ha le sue competenze, ma il professionista dell’estetica e dell’ottimizzazione degli spazi sei tu.

Lasciare la scelta delle chiusure per impianti ad altri causa questi svantaggi:
- Il posatore, o chi incaricato, sceglierà (quasi sicuramente) una botola che alla fine risulterà antiestetica, imperfetta e destinata a degradarsi nel tempo (perché quasi tutte quelle in commercio sono così)
- Anche se sceglie una botola funzionale ed esteticamente discreta (dunque perfettamente integrata e invisibile), la collocazione sarà pressoché casuale (secondo il suo buon senso ma in assenza di dettagli che possano dare un senso globale alla posizione scelta), e quasi sicuramente in contrrasto con le linee di mobili e porte che verranno messe dopo. Così, anche una chiusura potenzialmente invisibile avrà le linee dello scuretto sgradevolmente in risalto.

Insomma, non inserendo indicazioni precise nel progetto, su quali chiusure inserire e dove, darai il via a un disastroso effetto domino destinato a rovinare sempre di più il risultato finale del tuo lavoro, in quest’ordine:
- Sul cantiere appena partito, il primo a intervenire è l’impiantista che, se non ha indicazioni, prenderà l’iniziativa e collocherà gli impianti dove ritiene più idoneo: in bagno, in corridoio o qualsiasi altra stanza. Ma non sapendo cosa verrà costruito dopo in quegli ambienti, incolpevolmente il suo lavoro creerà intoppi e asimmetrie.
- In seguito arriva il cartongessista, che poserà i controsoffitti, adeguandoli ai macchinari presenti e compromettendo ulteriormente quello che doveva essere il progetto. Se, in aggiunta, il cartongessista non dovesse ricevere indicazioni precise sulle dimensioni delle botole, potrebbe fare aperture troppo piccole, che causeranno disagi ai tecnici e agli inquilini o costringeranno a demolire e riquadrare il controsoffitto.
Per la scarsa divulgazione che viene fatta, forse finora hai creduto che tutto ciò che riguarda gli impianti fosse affare, appunto, dell’impiantista o del posatore.
Ma questo non è del tutto vero.
L’impiantista è sicuramente la figura più autorevole in fatto di macchinari, ma proprio per questo l’architetto deve coordinarsi con lui (come col cartongessista e tutte le altre maestranze) per conoscere in anticipo ubicazione e caratteristiche degli impianti che verranno installati. In questo modo si potrà tracciare la posizione e fornire indicazioni dettagliate sulle chiusure a soffitto, così che questo dettaglio sia sotto il proprio controllo anziché rivelarsi, per l’ennesima volta, l’unico neo del progetto.
Poi, naturalmente, la scelta del tipo di chiusura ha il suo rilievo: anche con la più minuziosa delle progettazioni, non ci si libererà mai di ante vistose e degradate con le solite botole in cartongesso.
Hai ancora qualche dubbio?
Leggi le testimonianze che seguono per avere un’ulteriore conferma:
Prima di lavorare con voi le botole per le ispezioni dei controsoffitti mi sembravano tutte uguali. Ma da quando sono venuto a conoscenza della vostra GIGAbotola mi sono accorto di tante differenze.
Nessuna sporgenza, tutto a filo, spessori di scuro costanti e precisi. Un piacere per i nostri occhi e un vantaggio per chi posa, che ha sempre apprezzato il prodotto.
Ho raggiunto la soddisfazione personale di realizzare ciò che avevo in mente, e la soddisfazione del cliente che ha sempre apprezzato il risultato finale senza contestazioni.

Arch. Franco Spinelli
2af Architetti Associati
MIlano (MI)
Prima di conoscere COMPASSiN il nostro problema era che ogni cantiere dipendeva dalla capacità del singolo operaio o impresario e dalla loro precisione, lasciando a noi un margine di controllo molto basso. Da quando lavoriamo con COMPASSiN, ad ogni progetto e ad ogni disegno sappiamo che corrisponderà un prodotto ed una realizzazione a regola d’arte, precisa e con un margine di errore molto basso.

Arch. Alberto De Lorenzo
De Base Architettura
Milano (MI)
Ora che sai perché dovresti inserire nel tuo progetto anche le botole d’ispezione, progettandone la dimensione e la posizione, scegli tu:
- Puoi continuare a subire le decisioni degli altri, rischiando di compromettere i tuoi lavori a causa delle botole d’ispezione (mal dimensionate e posizionate in maniera casuale rispetto al resto del progetto)
- Oppure puoi risolvere finalmente la situazione prendendo il controllo di un elemento che potrà finalmente essere perfettamente interato nella finitura dei tuoi progetti senza più rovinarli
Qual è la tua scelta?